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I Gatti di San Feliciano

Gatti e scatoletta di tonno

La comunità dei Gatti di San Feliciano, come è facile immaginare, vive tra le vie del paesino di pescatori per eccellenza affacciato sul Trasimeno. San Feliciano, appunto.

Se si volessero avere dati demografici più precisi su questa popolazione felina, non sarebbe facile quantificarli. I gatti sanfelicianesi spuntano fuori oggi, e scompaiono domani: sono un popolo dinamico, in continuo movimento e ricerca di avventure. L’idea di farne un censimento esatto è difficilmente realizzabile. Tanto più, visto che la metà di loro non ha un luogo fisso in cui dormire; la possibilità di dimenticarne qualcuno nascosto in un camino, o in cima a qualche grondaia è decisamente elevata…

Capite anche che non esista a San Feliciano un vero “villaggio felino” a loro interamente dedicato. I gatti, qui, popolano ogni angolo del paese, dal porto pieno di barche, ai casolari dispersi tra i colli. Per non parlare poi, delle abitazioni dei paesani, che fungono da residenze di lusso per ogni individuo baffuto ghiotto di pesce. 

Tuttavia, volendo essere sinceri, gli umani hanno creato una sorta di “paese nel paese” dedicato ai gatti. Si tratta di un cumulo di case e casettine fatte di assi di legno e materiali di recupero (un capolavoro di quella che definireste “arte povera” di tutto rispetto), con tanto di ciotole abbondantemente sparse attorno. L’idea di questi umani è di tentare di raccogliere lì tutti i gatti sanfelicianesi, così da poterli sorvegliare, curare, e nutrire abbondantemente. 

Idea gentile, da parte loro, quanto poco effettivamente realizzabile nel concreto. Quel mucchio di casette è troppo piccolo per poterli contenere tutti: un decimo di loro, forse, potrebbe trovare un tetto sotto cui ripararsi, non di più!

Questa carenza di spazio nel “paese nel paese”, però, è ben compensata da tutto il resto dello spazio che i viottoli e la campagna offrono. Senza contare il porto: luogo prediletto per qualsiasi felino che sia ghiotto di pesce (e chi di loro non lo è…).

Dunque, tirando le somme in materia di indirizzi in cui trovare i Gatti di San Feliciano, si definiscono tre alternative. 

La prima è il suddetto “paese nel paese” fatto apposta dagli umani, che rimane un comfort per pochi. La seconda è “dove capita”, prevalentemente attorno al porto, o nei pressi dei bidoni dei rifiuti (ahimè, sono risorse di cibo molto invitanti per loro).

La terza, la migliore, spazia dai focolari domestici degli umani paesani, alle casette a misura di gatto, costruite da zampe di gatto. Queste ultime, ad esempio sono quelle che ritroverete come indirizzi di due dei tre gatti principali di cui farete conoscenza: Cappelletto e Ittica. Il terzo personaggio, il Gatto Grifolatte, se la passa bene sonnecchiando nel retro del supermercato…

A questo punto, giunge spontanea la domanda: i gatti sanfelicianesi parlano?

Sì… e no. Dipende tutto da chi li ascolta. 

Se li ascolta un umano “normale”, probabilmente sentirà solamente un miagolio più o meno intonato.

Se, invece, a tendere l’orecchio è un bambino, o un artista, dallo spirito sufficientemente pittoresco, allora si ritroverà a poter fare lunghe conversazioni con loro. La Risolartista (giusto per specificare) appartiene a questo secondo gruppo di eletti.

Sciolto anche questo nodo, parliamo della comunità nel concreto. 

Intanto, si tratta di una comunità molto varia, che comprende sfumature di pelliccia di tutti i colori e di tutte le gradazioni: ci sono gatti rossi, gatti striati, gatti bianchi e gatti bianchi a macchie, gatti fulvi, e, ovviamente, gatti neri. Gatti neri, che, però, non portano sfortuna: sono gatti sanfelicianesi, il che li rende immuni da questa triste nomea.

Essendo un popolo così numeroso, diventa anche difficile trovare un’organizzazione paesana che funzioni. Avendo a che fare con i gatti, di gerarchie e ruoli legalmente definiti non si può parlare. Vi basti sapere che hanno una sorta di sindaco “super partes”, che tenta di risolvere i piccoli problemi che si possono creare tra loro. Si tratta del Bassetto Leccino, che, da cane, è del tutto estraneo a faccende e interessi a misura di felino; dunque, svolge benissimo la sua funzione. 

Per il resto, ogni gatto fa il suo, e porta il suo contributo alla comunità. C’è chi si occupa del cucinare per tutti (compito che spetta al Gatto Cappelletto), chi sorveglia il reparto frigo del supermercato (si parla di Grifolatte), e chi lavora all’Ittica (questa è la Gatta Ittica, ovviamente). Poi, c’è chi tiene compagnia alle matrone del paese, chi tiene lontani i topolini dalle dispense, e chi fa la guardia agli orti. Di lavoro, per i gatti sanfelicianesi, ce n’è moltissimo da fare; basta avere voglia di sporcarsi un po’ le zampe.

Come avviene in tutte le normali società, anche la comunità dei Gatti ha bisogno delle risorse con cui sopravvivere e andare avanti. Non si parla di denaro in contanti, quanto, piuttosto, di beni in natura.

Di quale natura?

Cibo, chiaramente! Il resto, bene o male, gli istinti felini se lo sanno recuperare da sé. 

A dire il vero, anche il cibo, in teoria, sarebbero in grado di procacciarselo da soli, senza grandi aiuti esterni. Quando un gatto è affamato, arriverebbe anche a rubare il pranzo che qualche paesano sprovveduto ha lasciato troppo vicino alla finestra…

L’istinto rende occasionalmente anche il gatto ladro. Tuttavia, prima di arrivare a quello, ci sono una serie di altre alternative di reperimento di cibo molto più dignitose.

Il bidone dei rifiuti è (purtroppo per loro) una strada molto valida per riempirsi lo stomaco, e da loro prediletta. Non si sa come mai, ma pare che i gatti sanfelicianesi siano particolarmente attratti dall’idea di banchettare in cima a un cassonetto. La colpa è, forse, della loro indole selvatica. Indole che il Gatto Cappelletto, in qualità di cuoco della comunità, cerca quotidianamente di correggere, impegnandosi a preparare tutti i giorni un piatto caldo per ciascuno. Malgrado cerchi sempre di dissuaderli dal rovistare nella pattumiera, le cattive abitudini sono difficili da correggere…

Come appena detto, un’altro modo per trovare cibo è quello di sedersi alla “mensa comunitaria” dei gatti, gustando ciò che Cappelletto cucina quotidianamente. In genere, nessuno si sottrae da una simile offerta, salvo in quei giorni in cui il menu propone cose che proprio non vanno giù… 

Infine, rimane la via delle “donazioni”. Donazioni generosamente elargite dagli angeli custodi dei gatti più disparati. Tra questi si contano numerosi paesani, che si curano di riempire ogni giorno le ciotole disperse qua e là, con squisito cibo per gatti in scatola, o in formato crocchetta. Poi, ci sono i pescatori, e tutti coloro che si ritrovano ad avere pesce tra le mani; è inevitabile come gli scarti più polposi siano sempre direzionati a qualche amico peloso di passaggio. 

La miglior risorsa alimentare, però, rimane sempre una, e non è molto distante da ciò che avviene anche per i consumatori umani. Si tratta del supermercato, qui declinato sotto forma di Bussolini. Sfruttando come intermediario il Gatto Grifolatte (che vive nel supermercato), la comunità dei Gatti di San Feliciano si fa fornire periodicamente un certo quantitativo del loro cibo preferito venduto all’interno del negozio.

Si tratta del tonno. Del tonno in scatola (marca “Mare Aperto”, per la precisione), condito con un filo d’olio d’oliva. Del tonno, con la scatoletta colore delle acque del Trasimeno. Del tonno migliore che i palati felini sanfelicianesi abbiano mai assaggiato. Non che ne abbiano assaggiati molti altri…

Lo trovano così sublime, da rinunciare a qualsiasi altra alternativa, pur di trovarselo nella ciotola. Niente crocchette, né sardine; solo tonno in scatola all’olio d’oliva. È l’istinto di gatto a parlare. È un istinto così deciso, da mettere in secondo piano persino i manicaretti cucinati da Cappelletto. Anche quest’ultimo, dopo tutto, fatica a resistere alla tentazione…

Da questo breve cenno al tonno dalla scatoletta color acqua di lago, intuite bene cosa si possa “accidentalmente” abbandonare in una delle ciotole vuote in giro, o vicino alle case del “villaggio felino”. Prendete appunti, dunque.

Ci sono ormai sufficienti dettagli per immaginare un po’ meglio che cosa sia nel concreto questa comunità dei Gatti di San Feliciano. Avete capito che non è possibile stimarne un numero esatto, e nemmeno conoscere il domicilio di ogni suo membro. Avete capito quale siano le loro abitudini, e cosa si possa regalare loro per farli contenti. In conclusione, si spera che abbiate anche capito l’importanza di questi gatti per il paese. Senza di loro, gran parte del carattere pittoresco che ogni suo viottolo possiede sarebbe perduto. Senza di loro, non ci sarebbero sottofondi miagolanti che spuntano quando si parla di pesce. Senza di loro, i vicoli sarebbero vuoti, e le vecchie signore si annoierebbero tutto il giorno. 

Senza i Gatti di San Feliciano, San Feliciano non sarebbe San Feliciano…

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