È solo l’alba di luglio ad avere il colore delle albicocche mature. Delle albicocche del nonno Sergio, per la precisione.
Le albicocche comuni sono di un arancio comune; le albicocche del nonno Sergio, invece, hanno un loro aspetto tutto speciale…
Forse il motivo è dato dai ricordi che sono legati a quell’albero di albicocche. Si tratta di una pianta dalla veneranda età, che ne ha viste di cose passare sotto i suoi rami. È lì, all’angolo della terrazza dei nonni della Risolartista, fin dall’acquisto della casa. Si spera che possa continuare a fare ombra ancora per molti anni…
Non è però sulle memorie passate che ci vogliamo concentrare. A rievocare quelle, non finiremmo più… ogni annata di albicocche ha una storia diversa.
Quel che ci interessa, qui, sono i colori dei frutti di un inizio luglio recente, che catturarono l’occhio dell’artista per le loro tinte esattamente uguali a quelle dell’alba domenicale…
Era proprio una domenica mattina, quella che stava per cominciare sulla città milanese. Una domenica di sole, giunto a confortare dopo una notte di temporale. L’aria fresca entrava (molto gradita) dalla finestra, così come i primi raggi di luce.
Una luce… color albicocca.
Questo pensava la Risolartista, mentre abbandonava gli ultimi stralci di sogni, infilandosi il suo completino da yoga.
Per chi non lo sapesse, il curioso soggettino in questione non poteva cominciare bene la sua giornata, se non con una mezz’oretta di yoga. Ogni mattina, alle sei e un quarto puntuale, scendeva dal letto, e srotolava il suo tappetino di caucciù. Con gli occhi ancora chiusi, poi, dava inizio alla sequenza di movimenti…
Così cominciava il suo risveglio dei sensi pittoreschi. e non pensate che il suo yoga fosse semplice meditazione immobile: al contrario! Era uno yoga ben “dinamico”, fatto di sequenze complesse, e contorsioni degne di un circo.
Era semplicemente quello di cui aveva bisogno per mettere in moto il suo spirito pittoresco, ancor prima di fare colazione. Tra una posizione e l’altra, i suoi pensieri fluivano leggiadri dentro e fuori dalla mente, connettendosi con tutto ciò che le stava attorno.
Si partiva con il cosiddetto “saluto al sole” (una sequenza tipica dello yoga), per poi procedere con il “Saluto alla luna” e via di seguito.
Ogni sequenza era scandita da profondi respiri, che rilassavano lo spiritello già selvaggio di prima mattina, e mettevano ordine a tutte le idee che frullavano altrettanto mattiniere.
L’atmosfera circostante, poi, aveva il potere di influenzare tutta la creatività della giornata. Per fortuna, quella domenica mattina, la stanza pareva irrorata del colore delle albicocche del nonno Sergio. Dunque, sarebbe stata una giornata produttiva, e senza dubbio al sapore di albicocche…
Giusto alle albicocche pensava la Risolartista, mentre se ne stava nella “Posizione del corvo” (un’altra posizione yoga). Pensava a quando, pochi minuti dopo, le avrebbe tagliuzzate e unite al suo bel risolatte.
Erano giunte a maturazione proprio in quei giorni: la sera precedente, il nonno Sergio si era dato alla raccolta. Le aveva tirate giù una a una, cercando di prendere anche quelle dei rami più alti con un aggeggio che si era costruito apposta. Curioso, tra l’altro, come aggeggio. Era un lungo bastone, con un barattolo di vetro attaccato in cima. Roba degna del babbo ingegnere (che aveva infatti suggerito l’invenzione…).
In breve tempo, la sequenza dello yoga giunse al termine. L’ultima posizione era quella del “Lotus”, l’unica veramente meditativa.
Quando arrivava alla fine, la Risolartista si metteva a gambe incrociate, sollevando entrambi i piedini sopra le gambe. Ecco il “Lotus”, appunto.
Poi, cominciava a dire il ben noto “Oooommmm”, che sempre si associa al fare yoga. Il suo “om”, era un suono dolce, leggero, che si diffondeva nella stanza, intrecciandosi con il color albicocca dell’alba.
In quel momento, tutto era pervaso dalle albicocche. La luce del sole era albicocca, il completino da yoga allo stesso modo. Anche i pensieri correvano in direzione delle albicocche del nonno Sergio, che attendevano di essere tagliuzzate in cucina. Mancava solo il sapore di quelle albicocche…
Ancora qualche respiro nella posizione del “Lotus”, e poi anche il risolatte alle albicocche sarebbe diventato realtà.
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