Il Bambinello era nato. Era nato anche alla Pinacoteca di Brera. Così come i pastori, secoli e secoli prima, avevano ricevuto l’annuncio da un angelo, così anche la Risolartista sentì una chiamata speciale.
Osservando il presepe che aveva costruito con tanta cura sotto il suo albero di casa, la piccola artista rimaneva sempre affascinata da quella folla di pastorelli curiosi, che si rivolgevano timidamente in direzione della capanna. Ognuno di loro, per quanto fossero diversi d’aspetto e di condizione sociale, aveva lo stesso atteggiamento di umiltà e di devozione. C’era chi era un semplice capraio con quattro bestioline attorno; c’era chi era più un gran signore, con tanto di giacchetta signorile. Eppure, ognuno aveva lo stesso spirito puro che si intuiva dallo sguardo.
La ragazzina, con la passione per l’arte che si ritrovava, non poteva che rimanere colpita da quella forma artistica declinata in statuette del presepe. La mano che le aveva modellate doveva essere davvero esperta. Tuttavia, il suo animo natalizio voleva andare a conoscere qualche altro pastorello, e, perché no, approfittarne per dare il suo saluto “di persona” al nuovo nato…
Il primo posto che le venne in mente in cui andare a cercare la capanna di Betlemme fu la Pinacoteca. Non le servì l’angelo annunciante sceso dal cielo per indicarle la strada, bensì l’orsetta Fernanda che la guardava dal comodino, invitandola a mettersi le scarpe e correre in direzione del quartiere braidense.
Appena fu giunta tra le sale, la sua amica di pezza prese vita (una cosa che accadeva solo nei confini di Brera), e la invitò a seguirla. A quanto pareva, aveva ben in mente un dipinto in cui avrebbe trovato un soggetto natalizio adatto all’occasione. Mentre passava davanti alle solite opere ben note, si chiedeva davvero dove si sarebbero fermate; nei suoi ricordi non c’era nessuna Natività in particolare che avesse mai visto…
In pochi minuti, i passettini dell’orsetta Fernanda si fermarono davanti all’Adorazione dei Pastori. Opera di Ambrogio da Fossano, meglio noto come il Bergognone. Era una piccola tela, silenziosa, quieta: normale che non ci avesse mai fatto troppo caso! Eppure, si meritava ben più di una folla di turisti che vi passava davanti considerandola “una delle tante opere” della Pinacoteca, troppo sconosciuta per soffermarcisi sopra.
La nascita del Bambinello era il momento giusto in cui darle valore: era in quella cornice che, la notte precedente, era avvenuto l’evento grandioso per la Pinacoteca. In effetti, a Brera, non c’era traccia di altri presepi con statuine… era proprio quello l’unico luogo testimone di quel miracolo speciale.
La Risolartista si concentrò sul piccolo quadretto, percependone tutto il suo carattere speciale. Gesù Bambino se ne stava allegro e sgambettante in un cestino in primo piano. Eh sì: era proprio in un “cestino”, come la tradizione lombarda del Cinquecento voleva. Al posto della solita mangiatoia, c’era un canestro di vimini, che pareva non troppo diverso da quello per i panni. E non era l’unica “differenza” rispetto alla consuetudine: mancava anche la capanna! Il Bergognone aveva pensato di costruire una vera e propria architettura alle spalle della famigliola, quasi fosse una sorta di tempietto. Non pensate, però, che fosse un tempietto lussuoso: al contrario, ogni pennellata del quadro evocava essenzialità.
Essenziale era il paesaggio lombardeggiante sullo sfondo, che collocava la scena poco distante dal contado milanese. Essenziali erano le vesti di Maria e di san Giuseppe, così come i completini degli angeli musicanti che accompagnavano la scena.
A completare l’essenzialità, c’erano due pastori in intensa preghiera. Eccoli: l’artista li aveva trovati anche fuori dal suo presepe di statuine. Questi, poi, sembravano particolarmente devoti, ancor più di quelli che aveva a casa sotto l’albero. Erano tutti concentrati a recitare in mente le loro dolci parole di adorazione, così come dovevano star facendo anche i cherubini che volavano in cerchio. In perfetto stile fiammingo, il Bergognone aveva immortalato questa scena sacra con raffinata semplicità, senza rinunciare a piccoli dettagli eleganti, che avvaloravano quanto stava accadendo. Il tutto, poi, era immerso in quella tipica luce chiara e diffusa (ancora nordica), che giungeva dal cielo azzurrino a toccare lievemente i volti perlacei.
Volendo essere “critici” (anche se il giorno di Natale se ne potrebbe fare a meno…!), la testa della Madonna era un po’ sproporzionata rispetto al resto del corpo. Tuttavia, chissà che non fosse un effetto dell’intento di mettere “in gerarchia di importanza” le figure, raffigurando le principali più grandi…
L’orsetta Fernanda guardava il dipinto altrettanto soddisfatta: aveva proprio lasciato l’amica artista a bocca aperta!
Tuttavia, il suo entusiasmo fu di breve durata: c’era qualcosa che non funzionava. Che cosa? Mancava la musica…
Vi chiederete a questo punto come potesse mancare la musica in un dipinto. Normalmente, i quadri non dovrebbero avere incluso anche il sonoro. Dovete però ricordarvi che lì ci trovavamo a Brera, e, per giunta, nel periodo natalizio. Se tutto era possibile al suo interno normalmente, lo diventava ancora di più in giorni così magici.
Se tutte le cose avessero funzionato a dovere, gli angioletti musicanti che circondavano il Bambinello avrebbero dovuto anche suonare i loro strumenti. In quel momento, però, nessun suono si diffondeva dalla tela.
Come l’orsetta scoprì presto, interrogando i protagonisti del dipinto, durante l’ultimo restauro dell’opera, avvenuto negli anni ’90, i restauratori si erano dimenticati di accordare gli strumenti! Se avessero tentato di eseguire qualche pezzo, non ci sarebbe stata una sola nota orecchiabile! Serviva qualcuno che li rimettesse in funzione correttamente.
Fernanda guardò la Risolartista, sperando che questa potesse darle una mano. Tuttavia, la mano non giunse: la ragazzina era decisamente negata con qualsiasi cosa che riguardasse gli strumenti musicali. Non poteva aiutare affatto ad accordare gli strumenti. Tuttavia, un’idea le era venuta…
Poco lontano dalla tela del Bergognone, c’era un quadro recentemente conquistato dalla Pinacoteca, che raffigurava una lunga serie di puttini musicanti. L’autore era Bernanrdo Zenale: un altro pittore lombardo, non molto distante dal Bergognone. Anche lì, ognuno dei protagonisti aveva il suo rispettivo strumento; c’era il caso che potessero concederlo in prestito ai “colleghi” dell’Adorazione dei Pastori per il periodo natalizio.
La proposta poteva funzionare… con la speranza che, almeno nel caso dell’opera dello Zenale, i restauratori avessero accordato gli strumenti. Non restava che chiedere.
Lo spirito del Natale fece il miracolo: gli strumenti erano perfettamente funzionanti! Dunque, il prestito inter-quadri poteva avvenire. Detto fatto: l’orsetta Fernanda si infilò nella tela dei putti musicanti, e prese quanto le occorreva per equipaggiare a dovere l’altra orchestra. Poi, invitando la Risolartista ad accompagnarla, saltò nel dipinto del Bergognone, conferendo i preziosi liuti e i violini agli angioletti in attesa.
Finalmente, una dolce melodia cominciò a diffondersi tutt’attorno. Parevano le note di “Silent Night”, intonate per l’occasione con quegli strumenti arcaici e davvero affascinanti. La musica conciliava ancor più il raccoglimento: se già prima i pastori erano in profonda adorazione, con quel sottofondo si immersero ancor più nei loro sentimenti devoti. Erano così contagiosi, che, presto, anche la Risolartista e la sua amica orsetta si rivolsero verso quel Bambinello, contemplandone la ricchezza della sua essenzialità. In quella tela semplice e raffinata, c’era tutto il vero spirito del Natale.
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