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Albrecht Dürer

L’ARTISTA

Alberto Duro (come buffamente lo chiamò il Vasari) nacque a Norimberga nel 1471, da una famiglia di orefici, che costituì il suo primo ambiente di formazione. Presto, però, decise di prendere una strada diversa, aprendosi alla pittura e alle incisioni, che lo portarono a divenir il padre del Rinascimento tedesco. La passione per gli ori e gioielli rimarrà comunque nascosta nella sua mano, riemergendo di tanto in tanto, in minuziosi monili addobbanti i soggetti dei suoi quadri…

Partiamo dalla figura di questo artista tedesco, tanto influenzato, quanto influenzatore a sua volta, della pittura fiamminga e, soprattutto da quella italiana del tempo. 

Il padre, da una parte, gli trasmise l’interesse per lo stile delle Fiandre; il viaggio in Italia, a Venezia in particolare, fu la causa (o fortuna) del suo contatto con il Rinascimento che era in piena fioritura. 

Volendo scavare più a fondo in questo soggiorno nella Serenissima, possiamo farlo, grazie alle numerose lettere che Dürer scrisse a un amico, narrandogli le sue avventure. Venezia fu per lui davvero un’occasione di ricchissima formazione: all’epoca, la città era tutto un fiorire di arte, commerci, musica e cultura. Era un centro cosmopolita, affascinante, in cui fece conoscenza dell’arte di BelliniMantegna e Carpaccio, della costruzione prospettica, e… degli eleganti abiti veneziani. È qui che dipinse il meraviglioso Ritratto di giovane veneziana: uno dei ritratti femminili più belli della storia (vedi dopo).

Già che abbiamo citato i ritratti, conviene sottolineare la bravura dell’artista in questo genere di soggetti. Il suo primo autoritratto risale all’età di tredici anni, ed è già un capolavoro di realismo. I successivi, non potevano che essere un’evoluzione in meglio…

Da questo fruttuoso viaggio in Italia, Dürer riportò in patria una nuova concezione della figura umana, ispirata ai grandi rinascimentali, più e più volte da lui copiati in una serie di dipinti, incisioni e disegni. 

La produzione dell’artista fu molto vasta, tanto da poterlo quasi paragonare a un Leonardo tedesco. Se dapprima si dedico ai ritratti e agli autoritratti, successivamente, con i suoi studi sulle incisioni metalliche, passò poi alle incisioni a bulino, e alle xilografie. Per non parlare dei disegni naturalistici, come La Zolla, o il Leprotto.

Avvalendosi della stampa, inventata a metà Quattrocento, scrisse e illustrò egli stesso tre libri di geometria, e produsse innumerevoli esemplari finemente dettagliati e stampati.

Da ricordare sono le quindici xilografie per l’Apocalisse di San Giovanni: un’opera innovativa, pubblicata su iniziativa personale di Dürer, che ne curò i disegni, incise le xilografie, e ne fu persino editore. 

LE OPERE

RITRATTO DI GIOVANE VENEZIANA

La Venezia di inizio ‘500, con i suoi sfarzi dell’alta società, aveva lasciato incantato Dürer fino al punto da portarlo a realizzare una serie di ritratti, che immortalavano tali spaccati di vita.

Il dipinto in questione doveva essere il primo di questi, nonché il più affascinante.

Affascinante, ma anche enigmatico: notate il fiocco nero sulla destra, che rivela l’incompiutezza dell’opera. Infatti, è scuro non per stile, bensì perché fa trasparire l’imprimitura bruna della tela. 

Altro mistero è l’identità della donna; malgrado sia definita “giovane veneziana”, c’è chi dice fosse una milanese. Il motivo sarebbe riconducibile all’abito che indossa: una veste signorile, dai toni rossi e dorati, con tanto di maniche staccabili (a quei tempi le maniche erano la parte più preziosa dei vestiti!). Si trattava di un modello di foggia tipica del capoluogo lombardo. 

A prescindere dalla provenienza, rimane una fanciulla molto bella, rappresentata con grande realismo rinascimentale nei minimi dettagli. Si nota la collana di perle e pietruzza; si nota l’acconciatura, con tanto di preziosa reticella, che rispende di riflessi dorati: una chioma bionda tipica delle opere del maestro. 

Ritratto di giovane veneziana

L’ADORAZIONE DEI MAGI

Quest’opera fu realizzata da Dürer durante il suo secondo viaggio in Italia, avvenuto a inizio ‘500. Con le sue peregrinazioni nei centri del Nord della penisola (Padova e Venezia soprattutto), ebbe l’occasione di entrare in stretto contatto con il Rinascimento italiano, subendone l’inevitabile influenza.

L’Adorazione qui rappresentata è un esempio chiaro di quella commistione di influenze che caratterizzò la pittura dell’artista: un miscuglio di arte rinascimentale, tedesca e fiamminga. Un ponte tra culture, che univa l’Europa lungo il suo asse verticale.

Il tema, l’adorazione dei re Magi, è trattato in modo tradizionale: c’è la Vergine che mostra il Bambinello, ci sono i Magi che offrono i loro doni, con connotati che rivelano le loro diverse terre di provenienza. Tuttavia, il modo in cui questa scena è raffigurata, è qualcosa di fantasioso, quasi fiabesco, che ben si allontana dalla classica rappresentazione italiana, spingendosi più a nord…

Ancora ispirato all’Italia è il paesaggio: un paesaggio tipicamente da Bel Paese, prospetticamente studiato, con le rovine ben in vista, come era tipico ritrovare nei quadri dell’epoca. Si nota un monte popolato da casette, e un accenno di costa sulla destra… un litorale veneto, chissà?!

Poi, però, si torna in Germania, rievocando nella memoria i gioielli e i monili che luccicavano nella bottega orafa di famiglia. Questi si rivedono subito nei doni e nell’abbigliamento dei Magi: un tripudio di dettagli di spirito fiammingo, ma che rivelano una perfetta conoscenza della materia. In fin dei conti, il nostro Dürer si era formato in un ambiente di orafi…

Infine, possiamo anche vedere l’artista stesso raffigurato come uno degli astanti della scena. Eccolo lì, improvvisato re Magio con i lunghi riccioli biondi, mentre regge in mano il suo dono di inestimabile valore e bellezza.

Adorazione dei Magi

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