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Iris

… Pioverà? Forse. Non si sa. Il grigolino delle nuvole è ancora quasi amichevole: fa venire voglia di prendere il sentiero dei colli. Passi incerti conducono lassù, verso una certa cappellina sempre adorna di un mazzo di fiori. 

Oggi, però, c’è qualcosa di più. Macchie violette spuntano tutt’intorno, srotolandosi dagli steli, come piccoli drappi vellutati. Sono iris. Iris sbocciati da poco, oppure da qualche giorno di troppo. Iris che già hanno abbandonato i loro pigmenti sgargianti; iris che si preparano a sfoggiare le loro vesti migliori.

Ma bisogna fare in fretta: la pioggia incombe sulle spalle, quanto su quei petali di velluto prugna. Godersi quelle gonnelle violacee finché si può: questo spetta all’artista curiosa…

A scorpacciata di tinte finita, la via procede. Il grigio arretra. Il silenzio chiama.

In effetti, silenzio non è. Non c’è animo umano in vista, ma lo stesso non si può dire del popolo degli alberi. Saranno passeri, oppure pettirossi? Cantano, ma non si fanno vedere. Si può solo immaginare che espressione abbia quel signor uccellino chiacchierone. Per non parlare dell’altro, del suo compare, dal canto ripetitivo, quasi troppo insistente. Ogni personalità piumata ha il suo carattere, ogni becco un suono inimitabile. 

E, intanto, accompagnata da simili melodie, l’artista passeggia, e scorge un nuovo banchetto di petali di iris…

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