
Il nome evoca storie lontane, sapori che risalgono fino alla Notte dei Tempi.
Merito di quel Triticum monococcum che ha dato origine alla coltivazione del grano. Il farro dimenticato di oggi, è la prima spiga addomesticata di ieri.
Dodicimila anni dopo, torna quell’aroma complesso, intenso, avvolgente come l’aria piena della Mezzaluna Fertile, che per prima gli fece da casa. Questa volta, però, è una zolla lombarda ad accoglierlo nel suo ventre materno.
Chiaravalle. Chiaravalle, con i suoi campi di farro monococco.
Chiaravalle. Chiaravalle, con i suoi campi di segale.
Si torna ancora indietro nel tempo, spostandosi sulla mappa, fino all’Asia Minore. Chicco tenace, farina bruna: ne sanno qualcosa gli abitanti del Nord, e la gente montana. Quando la vita dei campi è dura, la pagnotta color del cacao, nella sua compattezza, fa da solido conforto. Colpisce il palato con la sua nota diretta, richiamando le difficoltà superate.
Farro, segale, e grano tenero a legare l’impasto. Necessario, per smorzare due storie antiche e importanti; storie napoleoniche, almeno quanto il loro sapore.



Lascia un commento