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Chi c’è nel giacchio?

Prima ancora di rispondere, ci si potrebbe porre un’altra domanda: che cos’è questo giacchio?

Per i nativi delle rive del Lago Trasimeno, l’argomento è pane quotidiano; per i visitatori occasionali che inciampano in questa rete da pesca, il nome non dice molto.

Rete da pesca, appunto. Il giacchio è uno strumento prezioso per i pescatori del luogo, in quanto antico mezzo indispensabile per assicurarsi la cena. Volendo una definizione enciclopedica, si tratta di una rete circolare, che viene lanciata in acqua facendola roteare in alto, cosicché si apra bene; nell’affondare, trascinata dai piombini, questa si chiude, intrappolando le prede. 

Imparata la lezione di pesca lacustre, è il momento di passare a cose più interessanti. Come al contenuto di questo giacchio, ad esempio. Se un’artista si improvvisa pescatrice, e sale in barca alla volta del cuore del Trasimeno, troverà pesce per i suoi denti. O, meglio, pesce per i suoi pennelli.

Ed ecco qui il risultato di una pesca molto fortunata. Gli esemplari più pittoreschi della fauna lacustre si sono lasciati catturare dalle maglie del giacchio. Davanti alla prospettiva di non finire in padella, ma di comparire protagonisti di una collezione di alta moda, si sono letteralmente tuffati nella rete. Una simile occasione di notorietà capita una sola volta nella vita.

Latterino

A questa bestiolina del Trasimeno piace il latte. Facile intuirlo. Piccolo, allegro, irrequieto: un pescetto singolare, che guizza rapido sulla superficie del lago. Mettete una tazza di latte schiumato ben in vista sulla riva, spolveratelo con un po’ di cannella, e avrete un branco di latterini affamati ai vostri piedi. In alternativa, potete sempre provare con lo yogurt… l’effetto è lo stesso. Purché sia alla vaniglia, al mirtillo o alla fragola di bosco; non si accettano eccezioni.

Se in inverno si spinge alla ricerca di confortanti ciotole di “oro bianco” (giusto per non ripetere sempre che al nostro amico piace il latte…) intiepidito, magari con una goccia di miele, in estate ha ben altri desideri. Per affrontare la canicola d’agosto, occorre una pallina di gelato. Anche due, se possibile… tanto il chioschetto è proprio a due passi dal lago.

… che gusto? Fior di LATTE. Che domande!

Anguilla

Nonostante il suo aspetto inquietante, è un pesciolone delizioso. Delizioso di carattere, ma, forse, ancora più di sapore. Non è un caso che nel Tegamaccio del Lago (zuppa di pesce tipica del posto) il posto d’onore le sia riservato.

Tanto amata a tavola… tanto amante della tavola. Che sia fatta di succulente bestioline acquatiche, però. Non esistono diete vegetariane per le anguille: il tofu e la soia non entrano nella loro dispensa. Provate a proporre un’insalata di alghe, e non avrete risposta. Sfornate un arrosto con intingolo annesso, e le attirerete anche in pieno giorno.

L’anguilla, infatti, è pesce notturno, che si aggira tra le acque, mentre il resto del popolo lacustre si riposa. Come biasimarla… una cena a lume di luna sul Trasimeno, nella pace completa, è il sogno di ogni pescatore innamorato.

Persico Sole

Occhiali da sole da star holliwoodiana, bikini di tendenza… dettagli che tradiscono subito le sue origini d’oltreoceano. Un pesce che non passa certo inosservato, nelle sue passeggiate lungo le rive del Trasimeno. Se i giornalisti sapessero che si trova qui in vacanza, certo sarebbero già pronti, con tanto di macchina fotografica, a collezionare qualche scatto rubato.

Per fortuna, le acque sembrano tranquille. Ci si può concedere la quotidiana passeggiata nel giardino delle alghe fiorite, subito seguita dalla sua attività preferita. Se dal nome ancora non si fosse capito, prendere il sole rientra tra le sue occupazioni imprescindibili di routine. Che nessuno lo privi del piacere di gustarsi la sua dose raggi dorati, che si rincorrono allegri sulle squame.

Niente può distrarlo dalla tintarella; salvo, forse, un cocktail d’autore, accompagnato da qualche stuzzichino di lago. Un Long Island Ice Tea si intonerebbe giusto al bikini nuovo…

Tincaffè

Tinca illustrata con tazza di caffè
Grafica per magliette con tinca del Lago Trasimeno

Un tavolino all’aperto, riparato dalla folta verdura lacustre, situato sul fondo, a poca distanza dalle zone fangose. Questo il luogo ideale in cui avventurarsi, volendo pescare una tinca saporita. È noto, infatti, che tale bestiola sia solita gustarsi il caffè del mattino (di cui, come dice il nome, è assai ghiotta), accoccolata in simili località del lago. Tanto verde e acque pacifiche, proprio vicino a quella che è la sua dimora invernale: un’accogliente fossa scavata sul fondo fangoso, in cui passare il letargo tra sorsi di caffè bollente e un buon libro avventuroso.

D’estate, invece, si lascia attirare più all’aperto, davanti alla prospettiva di un caffè (immancabile), magari shakerato, corredato di biscotto o “cornetto”. Se, poi, le proponeste una fetta di torta al testo (gli umbri capiranno), farcita con alghe e croccanti pescetti, accetterebbe volentieri anche di pagare il conto.

Pescegatto

… o meglio, come lui stesso richiede espressamente, “GATTOpesce”. Prima di tutto gatto, e, poi, se proprio lo si deve aggiungere, pesce. Non si discute. In effetti, le prove tangibili sono dalla sua parte (come non manca di ricordare…): in quanto animale che si nutre quotidianamente di esseri acquatici (dunque, pesci), può essere annoverato all’interno della cerchia dei felini. Che poi sia dotato di squame e di pinne, questa è tutta un’altra questione, e secondaria, per giunta. Sostiene, infatti, di essere allergico ai capi che contengono lana e pelo; dunque, dovendo pur vestirsi con qualche cosa, è costretto a farsi fare abiti su misura squamati. 

Tralasciando le questioni di specie di appartenenza, e prendendo per buono che si abbia di fronte un gatto costretto ad agghindarsi come un pesce, si passi al dettaglio importante. Se ne si vuole stuzzicare l’appetito, le esche comuni non valgono; i topi nemmeno… è un micio raffinato. Aprite una scatoletta di tonno, sardine, o sgombro, e accetterebbe quasi di farsi chiamare “pesce”. Purché il contenuto della latta sia in olio extravergine d’oliva del Trasimeno. 

Corigatone

Per una volta, non ci si deve aspettare questo pesce tra le componenti del Tegamaccio (che ricordiamo essere la zuppa tipica del Lago), quanto nella pastasciutta. Si sposa così bene con la salsa pomodoro, da poter quasi sostituire la pasta stessa. In fondo, i rigatoni sono noti per la loro abilità nel raccogliere il condimento; la bestiola in questione deve averne studiato per bene la tecnica.

Pensando già a cucinare una pastasciutta degna dell’appellativo (cucinarla per lui, quanto “con lui”…), non la si deve prendere troppo alla leggera, acquistando un pomodoro qualsiasi. Aprite una scatoletta scadente, e neanche il pescatore più furbo riuscirà ad acchiapparlo. Occorre prenderlo per il palato (assai raffinato), stuzzicandolo con la salsa giusta. Il Pachino è ammesso, purché denso e corposo; i classici “pelati” verranno senz’altro disdegnati. Per andare a colpo sicuro, però, la ricetta è una sola: pomodorini delle rive del Trasimeno km 0, e una foglia di basilico coltivato sull’Isola Polvese. 

Scarpa regina

Attenzione a non riporla nell’armadio, tra stivali e ballerine, al posto di metterla al fresco in frigorifero; il rischio è quello di rendere i suddetti articoli (già notoriamente profumati) più “fragranti” del dovuto. 

Sottolineato il rischio di confusione, si può passare ad ammirare la texture estiva che presenta l’esemplare in questione. Fiori a volontà: deve trattarsi di un individuo che apprezza una dieta spiccatamente vegetariana. Le alghe del fondale del Trasimeno, unite, magari, a qualche occasionale ninfea, giunta in acqua dall’Isola Polvese (dove crescono numerose), fanno il loro bell’effetto. È il caso di dire che, ogni gusto ha… la sua s(carpa) particolare. 

Così, d’estate abbondano modelli allegri, freschi e leggeri; d’inverno si passa alle imbottiture soffici, e al pellame martellato. Il classico senza tempo? … la s(carpa) con la suola di cuoio. Quella la si trova ovunque, e si adatta a ogni tipo di ricetta. 

Non resta che mettere il piede in acqua, e cercare un esemplare della propria misura…

Persico trota

Malgrado il nome (e lo sguardo non spiccatamente acuto), il Boccalone, o Persico trota, è bestiola tutt’altro che credulona. Anzi: da carnivoro buongustaio, va alla ricerca dei pranzetti più succulenti, prediligendo i gamberetti, ma non disdegnando nemmeno rettili e topolini. Si nasconde nelle zone lacustri più ricche di vegetazione, così da confondersi nel verde; poi, al momento opportuno, scatta e cattura la preda ignara de pericolo. Prima di abboccare lui stesso, fa abboccare gli altri. 

Ciò che proprio non gli si confà è il freddo polare. Maglioni pesanti, paraorecchie e mutandoni di lana (non li vedete, ma sappiate che ci sono…) sono il corredo essenziale per affrontare la stagione invernale. E dire che un tempo viveva in Nord America… passare al Trasimeno, senza dubbio, ha comportato un netto alleggerimento del guardaroba. Dal cachemire, alla lana leggera: i vantaggi del clima temperato mediterraneo. Anche in estate, però, potete offrirgli un beverone fumante (meglio se opportunamente “corretto”) e non rifiuterà di abboccare.

Luccio da tavolo

Dicono sia esemplare di estremo interesse per i pescatori del Trasimeno: le ragioni non mancano. A guardarlo bene, brillano (letteralmente) agli occhi due apprezzabili caratteristiche della suddetta bestiola. Primo: una taglia considerevole, che fa sì che si possa portare a casa il pranzo (…pranzo per diversi giorni) con una sola pesca fortunata. Secondo: è un compagno luccicante, che rischiara le notti senza luna in barca, come quelle passate con il naso sui libri. Mentre quest’ultima è ancora oggetto di verifica, sull’altra qualità non ci sono dubbi; il palato rimarrà indubbiamente soddisfatto. 

Per capire l’origine di tanta “energia luminosa”, bisogna forse risalire a quella che è la sua dieta nel periodo spensierato della giovinezza, quando ancora non pensa a svolgere il mestiere di cacciatore professionale. In quegli anni, dunque, passa le nottate a crogiolarsi al chiaro di luna, gustandosi spuntini di lucciole a volontà. Inevitabile che, dopo un certo quantitativo di simili ghiottonerie, queste finiscano per avere effetti durevoli su tutto l’organismo. Si mangiano le carote per l’abbronzatura, si mangiano le lucciole per risplendere nel buio…

Persico Reale

Il re del Trasimeno in persona fa la sua comparsa trionfale, esibendo ben in vista la sua corona scintillante. Sul fatto che questa sia fatta d’oro vero, come sulle sue antichissime origini di stirpe regale, dovete credergli sulla parola. Rimane, però, un soggetto che si distingue dal “popolino” lacustre: basta guardare le sue squame, per capire che ama i capi di lusso e non bada a spese.

Il dolce far niente e il lasciarsi servire dal suo stuolo di adoratori è per lui abitudine quotidiana: scorrazzate con gli amici tra le alghe, aperitivi a bordo lago, e sontuosi pranzetti, rientrano tutti nella sua agenda affollata…

Passando alle tentazioni del palato, troviamo un ottimo consumatore di carne. Immaginatevi quei banchetti alla corte del Re Sole, e avrete una rappresentazione vicina alla realtà. Soltanto, dovreste sostituire alcune pietanze: qui si prediligono i gamberetti. Qualsiasi preparazione è gradita: in insalata, scottati alla piastra, in gelatina. 

Volendo accennare appena ai vizietti di questo nobiliare esemplare, occasionalmente, si lascia prendere un po’ la mano quando si tratta di “servirsi dell’aiuto altrui”. C’è chi dice che, preso dalla fame, sia arrivato ad assaggiare il suo caro amico Latterino…