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Arte Paleocristiana

Il Periodo storico

ARTE E RELIGIONE

La Cristianità delle origini si trovò ad adottare molte pratiche e rituali preesistenti, riprese da tradizioni locali trovate qua e là. Questo era vero per la Chiesa di Roma, quanto per le province d’Oriente. 

Come mai una dottrina tanto contraria alla mentalità del tempo (come era la Religione Cristiana), accettò di prendere spunto da riti “pagani”? Semplice: era così contraria, appunto, che per poter essere accettata presso il popolo di allora, aveva pur bisogno di trovare qualche punto di contatto. Di conseguenza, finì per prendere a modello forme e riti già molto diffusi, così come immagini e rappresentazioni altrettanto di uso comune. 

E fu così che, parlando di arte cristiana, questa divenne “cristiana” nel contenuto e nel significato, ma non certo nella forma. La forma, ossia i simboli e le iconografie, era quella “di tutti i giorni” del mondo romano; ciò a cui si riferiva, invece, era qualcosa di nuovo. 

Un buon esempio lo vediamo nella rappresentazione dell’uomo e della realtà. Per Greci e Romani, l’importante era la componente “fisica” di questi due soggetti; per i nuovi Cristiani, contava più lo “spirito”.

Finalità didattica dell’arte:

Anche la funzione dell’arte subì un notevole cambiamento: da esaltazione della bellezza fisica, divenne il mezzo con cui costruire la propria bellezza morale. Le illustrazioni di precetti e vite di santi virtuosi dovevano essere prese a modello per migliorare la propria esistenza. Ecco la definizione della finalità “didattica” dell’arte paleocristiana. 

Rappresentazioni fantastiche:

In un mondo fatto di reale e spirituale, di materiale e intangibile, l’artista paleocristiano poteva finalmente dare sfogo al proprio estro, creando immagini grandiose e fantasiose. Non c’era più bisogno di riferirsi a un modello concreto, come era invece necessario nel passato classico.

LA CIVILTÀ BIZANTINA

L’arte bizantina è il termine con cui ci riferiamo a tutta l’arte prodotta e fiorita nei dintorni di Costantinopoli (oggi Istanbul), dove si trasferirono i primi imperatori romani d’Oriente. 

Oltre alle influenze della Classicità greca e romana, contribuirono a costruire la base di questa corrente artistica anche molte culture locali dell’area orientale: Siria, Persia, persino Egitto. Un tripudio di tradizioni diverse, che fecero da materiale di lavoro per gli artisti bizantini. 

L’influenza cristiana sull’arte bizantina:

Anche la religione cristiana non mancò di metter il suo zampino nell’influenzare l’arte bizantina. Schemi di composizione, regole iconografiche: tutti elementi che divennero leggi da seguire per la mano dell’artista. 

L’ideale “estetico” tipico dell’arte bizantina si fondava sull’armonia compositiva, sulla corrispondenza di forme e colori, su spazio e luce irreali, volti a creare un senso di infinito. Ecco: tale ideale era proprio ispirato alla religione cristiana.

L’influenza bizantina sull’arte cristiana:

Come era per i Bizantini, da parte dei Cristiana, così era vero anche il contrario. L’arte bizantina non mancò di avere un’influenza notevole sul mondo occidentale; influenza diretta in territori come Ravenna, influenza indiretta a Roma. 

I GRANDI CENTRI DEL IV-VI SECOLO

Con l’Editto di Milano del 313, emanato dall’Imperatore Costantino, i Cristiani si videro finalmente riconoscere la libertà di culto. Il periodo delle persecuzioni era concluso, e la nuova religione poteva essere professata alla luce del giorno. Di conseguenza, cominciarono a fiorire ovunque edifici in cui celebrare i rituali cristiani, concentrati a Roma, ma anche nelle altre province evangelizzate dell’impero. Volendo citare alcuni nomi di città che furono particolarmente teatro di nuove costruzioni, possiamo ricordare Costantinopoli in Oriente, e Milano e Ravenna, quali capitali dell’Impero d’Occidente.

Ravenna, poi, ebbe un’ulteriore fortuna: non essendo “travolta” dall’arrivo dei barbari (come avvenne invece per Milano), continuò a essere un centro di grande fioritura di opere artistiche ricche e meravigliose (basti pensare ai mosaici di Galla Placidia e San Vitale…).

Le Caratteristiche

L’arte cristiana delle origini risale forse alla fine del II secolo, ma più probabilmente all’inizio del III, quando gli imperatori divennero più tolleranti verso la nuova religione.

Inizialmente, si deve pensare a un tipo di arte che si definisce “cristiana” per il contenuto, ma non certo per la forma, che di poco si distaccava dalle opere profane. 

ARCHITETTURA PALEOCRISTIANA

Le “Ecclesiae Domestiche”:

Si trattava dei primi luoghi di culto della religione cristiana. Erano spesso case, anche dei nobili, in cui si raccoglievano i fedeli per pregare e leggere i testi sacri. Fino a quando non fu fatta la concessione di professare liberamente quel culto tanto diverso dalle tradizioni pagane, tali luoghi rimanevano segreti… a meno che non fossero scoperti e distrutti dai persecutori.

Le Catacombe:

Il concetto di “morte” del cristiano del tempo era molto diverso da quello dei pagani. La morte era l’inizio della vita eterna, che segnava la liberazione dell’anima, finalmente pronta a contemplare Dio. 

Visto questo ideale di splendore della vita dopo la morte, era necessario trattare con cura le salme. Come mai tanta attenzione per corpi orma “privi di anima”? Semplice: l’anima vi sarebbe ritornata il giorno della Resurrezione; dunque, andavano preservati a dovere, inumandoli in cimiteri sotterranei: le catacombe.

Immaginatevi una catacomba come un reticolo di cunicoli sotterranei, a cui si accedeva da un’entrata spesso nascosta nel verde o tra le rocce. Non erano certo ambienti luminosi, né tantomeno ariosi; piuttosto, erano angusti e stretti, con aperture ai lati (i loculi), in cui deporre le salme. 

I sepolcri dei personaggi più importanti erano formati da un’arca in muratura o in marmo, che era sormontata da un arcosolio. Non mancavano decorazioni di marmi o pitture (certo fatti in fretta, e al buio…!), che impreziosivano il tutto. 

Infine, più cunicoli potevano anche unirsi, a formare un ambiente un pochetto più ampio: la cripta

SCULTURA: I SARCOFAGI

La scultura paleocristiana si traduceva principalmente in sarcofagi, atti ad accogliere i corpi dei defunti. Due erano le tipologie: quella “romana”, con ornamentazione plastica solo sulla fronte; quella “ellenistico-anatolica”, con decorazioni a fregio su tutti i lati.

Le tematiche decorative riguardavano episodi di storia sacra, oppure soggetti simbolici e allegorici.

LA PITTURA CIMITERIALE

I “dipinti” dei primi cristiani non erano altro che le decorazioni dei cubicoli delle catacombe: niente di destinato a chissà quale pubblico raffinato. Tanto più, visto che erano realizzate quasi al buio, e in fretta e furia, in quanto gli artisti non dovevano gradire molto la permanenza sottoterra…

Le pitture cimiteriali presentavano la tecnica a fresco, ossia con i pigmenti stesi sull’intonaco ancora umido. Pitture veloci, con pochi tratti, che riportavano una visione sommaria del soggetto, senza gradazioni di tinte. Dopo tutto, per la mancanza di luce, pensare di fare le sfumature era piuttosto difficile!

Per quel che riguarda le figure, erano spesso riprese da tematiche romane e pagane, oppure da storie sacre e di fede. Tipico era il “banchetto funebre”, oppure gli “oranti”: uomini dalle braccia aperte in gesto di preghiera, che rappresentavano il defunto accolto nella beatitudine della vita eterna. 

Basilica (architettura cristiana) - WikiwandAncora, un altro soggetto ricorrente era il pesce. Pesce… in quanto uno dei simboli cristiani primitivi, che si ricollegava al suo nome greco “ikthus”, le cui lettere erano l’acronimo di: Gesù Cristo, Figlio di Dio Salvatore. 

LE COSTRUZIONI BASILICALI

I primi luoghi di culto in cui celebrare le funzioni non erano molto diversi da forme già viste e riviste nel mondo greco e romano. Si parla di due modelli in particolare: il sistema basilicale lungo l’asse longitudinale (simile a un rettangolo, per intenderci), e quello a pianta centrale, costruito attorno all’asse verticale (simile a un cerchio). 

Il sistema basilicale:

L’edificio era a pianta rettangolare, divisa per il lungo in tre o cinque navate (ma anche una sola) da una serie di colonne che sorreggevano un architrave, oppure degli archi. 

La navata centrale era più ampia e più alta, ricoperta da un tetto spiovente, e illuminata da finestrelle aperte appena sopra il tetto delle navate minori. 

Tali navate minori, simpaticamente dette “navatelle”, furono presto sormontate da un secondo piano (il matroneo), destinato ad accogliere le donne.

Sul fondo della navata centrale, ecco che si apriva l’abside: un’area semicircolare, coperta dal catino absidale, dalla forma sferica. 

… Niente di nuovo rispetto ai modelli romani, insomma.

L’ingresso era sempre a ovest (cosicché l’abside e Cristo fossero  rivolti verso il sorgere del sole), ed era spesso preceduto da un atrio

L’atrio citato aveva forma quadrangolare, con tanto di porticato tutt’attorno, e vasca dell’acqua per le abluzioni al centro. Altri due nomi dal sapore arcaico erano l’esonartece e l’endonartece: l’uno era lo spazio appena fuori dalla porta della basilica, l’altro quello appena dentro. 

C’erano, poi, casi in cui la pianta si arricchiva di un braccio trasversale, il transetto, che dava alla struttura la forma di una croce. Inevitabile il collegamento simbolico: motivo per cui questa variante si diffuse largamente.

All’interno della basilica c’era posto per tutti… ma tutti avevano un posto ben preciso. E non mancavano delle “divisioni” fisiche a segnare i diversi spazi. Le donne, come già detto, stavano nei matronei; i preti avevano la loro area riservata nel presbiterio (dalla parola greca che significava “collegio degli anziani”), presso l’abside, separato dal resto da una transenna. Questi sedevano sul concistorium, ossia il sedile circolare che correva attorno al presbiterio; al centro vi era il seggio per il vescovo. 

Giusto prima del luogo dei preti, vi era il coro, anch’esso recintato, per il “basso clero” e per i cantori. Alle due estremità, sorgevano gli amboni: i pulpiti da cui venivano acclamati il Vangelo (a destra del sacerdote) e l’Epistola (a sinistra). Qualche basilica aveva una particolare parete di separazione del coro: l’iconostasi. Si trattava di una transenna sormontata da colonnine, tra le quali c’erano tendine o statue che nascondevano ulteriormente l’altare. 

Al pubblico dei fedeli, infine, erano riservate le restanti parti delle navate dell’edificio.

Non si può, poi, dimenticare la cosa più importante: l’altare. Questo era posto nel presbiterio ed era il luogo in cui venivano conservate le preziosissime reliquie dei santi. 

Le reliquie, in realtà, potevano anche trovarsi in un altro ambiente dal nome poco nuovo: la cripta. Il termine era ripreso dalle catacombe, ma qui stava a significare quell’area sottostante il presbiterio. Come mai affaccendarsi tanto nel mettere i resti dei santi sotto terra? La risposta era data dal voler porre le reliquie esattamente nel posto in cui erano stati martirizzati o sepolti i proprietari, cosicché fossero nel profondo di quello specifico pezzetto di suolo.

Il sistema centrale:

Il secondo tipo di basilica aveva una pianta dalla forma variegata, benché sempre costruita attorno all’asse verticale. Poteva essere circolare, poligonale, quadrata o a croce greca (con i quattro bracci uguali). Tutte le varianti avevano un vasto spazio centrale, solitamente coperto da una cupola.

L’origine di questo sistema centrale era ellenistico-orientale. In area bizantina era spesso usato per le chiese; in Occidente, invece, era più facile trovarlo impiegato per mausolei o battisteri. 

Il mondo romano, oltre che fonte di ispirazione per il disegno degli edifici, fu anche fonte (anzi “cava”!) di materiali che furono riutilizzati per comporre nuove opere. Un’economia circolare ante-litteram, insomma.

Infine, non si può fare a meno di dire qualcosa sull’ornamentazione di queste basiliche. La ricchezza era ben vista, in quanto volta ad abbellire la “dimora del Dio”, quale la chiesa stessa rappresentava. Questa passione per il decoro era ancora una volta ripresa dalla Romanità; tuttavia, l’originalità dei Cristiani nel reinventare i modelli cominciò a vedersi ben presto…